A Pergusa, vicino Enna, la leggenda narra di Proserpina, figlia di Cerere, che, mentre raccoglieva fiori nei pressi del Lago, fu rapita dal dio degli Inferi, Plutone, e fatta sua sposa. Cerere la cercò in lungo e largo per nove giorni; la dea della Fertilità trascurò così il suo dovere e le messi cominciarono a venir meno.
Il decimo giorno, Giove, preoccupato per la carestia cui poteva essere soggetto il genere umano, fece svelare a Cerere il luogo in cui l’amata figlia era stata violentemente trascinata; inoltre, in seguito alle disperate suppliche della madre, il padre degli dei acconsentì che madre e figlia potessero vivere insieme, ma solo per un periodo dell’anno (secondo il mito omerico, Proserpina ritornava sulla terra, al fianco della madre, per sei mesi l’anno, mentre per i restanti sei tornava nell’Ade assieme al marito; il mito orfico, invece, ci racconta di quattro mesi trascorsi nel regno dei morti e di otto nel regno dei vivi).
Cerere accettò la decisione, ma anche lei emanò una sentenza: quando il suo sguardo fosse stato lontano dall’amata figlia, il sorriso avesse abbandonato le sue labbra e la tristezza riempito il suo cuore, allora la stessa sorte sarebbe toccata alla terra, dando così origine all’autunno ed all’inverno; col ritorno di Proserpina, invece, anche la terra avrebbe esultato della sua presenza, la vegetazione e la fertilità sarebbero riapparsi, sarebbero sbocciati così i fiori, gli uccelli sarebbero tornati ai loro nidi, gli alberi avrebbero dato i loro frutti e gli uomini avrebbero giovato di tale ricchezza, dando origine, in tal modo, alla primavera e all’estate.